Voglio dirti un segreto: vedo token ovunque
29/09/2023Guida intergalattica per autostoppisti del web3
16/10/2023Se hai già fatto l’esperienza di aver investito tutti i tuoi risparmi in criptovalute, ti sarà capitato di diventare ricco e povero nel giro di qualche ora, o prima ricco e poi povero, o prima povero e poi ricco, o prima entusiasta e poi pazzo, poi ti hanno internato in un confino, infine la nonna ti ha diseredato per evitare che convertissi tutta la sua pensione in qualche criptovaluta del tipo “Nonnacoin”.
Ad ogni modo, se ti danno del DeFi non te la prendere. Sta per DEcentralised FInance e, come abbiamo visto, la decentralizzazione è uno dei concetti base del Web 3.0 (se hai perso il pippotto sulla decentralizzazione, clicca qui)
Facendo un passo indietro, ti aiuto a ricordare che un mondo con la finanza decentralizzata è un mondo che permette alle persone di effettuare transazioni digitali direttamente tra di loro, invece che attraverso intermediari come le banche.
Ma abbiamo visto – nelle puntate precedenti – che la tecnologia alla base della disintermediazione finanziaria potrebbe essere un’opportunità per tutti, anche per noi.
Abbiamo parlato infatti dei gettoni chiamati token (se hai perso la puntata la trovi qui: clicca) per gestire un’infinità di operazioni, e che tali operazioni si possono pagare con una serie di valute virtuali che in futuro potranno essere anche gli Euro Digitali (le monete le chiamiamo criptovalute, se hai perso la puntata la trovi qui: clicca).
E’ possibile che nelle nostre transazioni avremo bisogno di stabilire delle regole, ovvero di stipulare dei contratti tra di noi, e per questo esistono dei contratti digitali (chiamati Smart Contract) che regolano e regoleranno una serie di operazioni. Questi contratti, tecnicamente, altro non sono che dei trigger azionabili al verificarsi di determinate condizioni: banalizzando, sono stringhe di codice con il classico “IF X THEN Y”.
Ma questa istruzione esisteva già al tempo del Commodore 64, mi dirai. Esatto, nulla di nuovo. La novità è che applicata ad un ecosistema che ci consente di fare determinate azioni e di pagarle, una istruzione del genere diventa rivoluzionaria.
Faccio un esempio scomodo: immagina di dover rinnovare il passaporto (l’esempio non è casuale visto che recentemente i tempi della pubblica amministrazione per rilasciare un passaporto è di diversi mesi). Mediante l’utilizzo di un token che certifica la tua identità (ricorda che l’attuale SPID con il quale accediamo a tanti servizi della pubblica amministrazione è di per sé già un token del web 2.0!), utilizzando la crittografia (e già molti passaporti la utilizzano) svolgi tutte le pratiche, poi paghi. Lo Smart contract , al verificarsi di tutti i passaggi, in automatico ti rilascia il passaporto: “IF” hai completato tutto “THEN” eccoti il passaporto. Les jeux sont faits!
Abbiamo quindi già diversi elementi per condire la mostra insalata cibernetica, senza dover ricorrere all’aiuto di Ufo Robot. Ma viene sempre il momento in cui ti fermi e dici: tutto bello ma… che diavolo è questa Blockchain?
Ti senti Blockato?
Tutto ciò di cui abbiamo parlato finora si basa su uno strumento chiave, la cui parola potrebbe spaventarti o farti venire l’orticaria (sicuramente la fa venire ad Alberto, il mio amico che lavora in banca): la blockchain.
Nella famosa transazione tra il tuo pollo allevato a terra e i miei euro, abbiamo capito che possiamo registrare l’operazione, anziché attraverso un database presente in banca (se hai perso le nostre compravendite di pollo verso olio, clicca qui), mediante una blockchain ossia un protocollo informatico (o se vuoi chiamiamolo registro o libro mastro) che contabilizza questa informazione in tantissimi database distribuiti nel mondo.
La blockchain è quindi una sorta di registro digitale che contiene dati e informazioni in maniera aperta, condivisa, distribuita, immutabile, e non ha bisogno di un’entità centrale di controllo e verifica.
Per fare questo viene utilizzata la crittografia, ovvero un sistema che, tramite l’utilizzo di algoritmi matematici, agisce su una sequenza di dati, trasformandola, per permettere che le transazioni siano anonime, sicure, senza bisogno di riporre fiducia nell’interlocutore e senza bisogno della presenza di un intermediario.
Per i più tecnici si chiama tecnologia Distributed Ledger Technology (o DLT) dove Ledger potremmo tradurlo come Libro Mastro (c’è un insegnante di inglese in sala?), e la Blockchain possiamo rappresentarla proprio come una catena di blocchi: d’altronde le parole “block” e “chain” ci davano già qualche indizio esplicito, no?
L’informazione (la nostra transazione) viene scritta su un blocco non modificabile che si aggancia ad altri blocchi dove sono scritte altre informazioni. Se un malintenzionato volesse entrare nel registro e cambiare l’informazione (es. cambiare la cifra del pollo venduto), dovrebbe prendersi la briga di trovare, modificare e falsificare non solo quel singolo registro ma tutti i registri sparsi nel mondo che riportano in contemporanea quell’informazione (perché l’informazione è “decentralizzata” appunto su svariati registri).
Ogni blocco della catena, inoltre, non solo contiene i dati registrati (appunto, la cifra della vendita del pollo), ma anche una sorta di codice fiscale del singolo blocco (che chiamiamo hash) e il codice fiscale del blocco precedente. In questo modo io so sicuramente quali sono i blocchi precedenti e posso identificare poi quelli successivi al mio: la catena di blocchi è servita!
Come abbiamo visto, inoltre, possiamo usare la blockchain per registrare qualsiasi cosa oltre al denaro, ad esempio l’informazione della vendita o dell’affitto di una casa, un’auto, dei terreni o anche indicare informazioni su beni intangibili come proprietà intellettuale, brevetti, ecc.
Pubbliche e private
Esistono diverse tecnologie blockchain e potenzialmente potremmo crearne quante ne vogliamo (avendo risorse e capacità ovviamente). Per grandi categorie classifichiamo le blockchain in:
- Pubbliche: che non richiedono alcuna autorizzazione per accedervi.
- Permissioned: che hanno bisogno di autorizzazione da parte di un’autorità centrale per accedervi. Sembra un controsenso, visto che il concetti di autorità centrale e permessi stridono con i concetti di decentralizzazione e disintermediazione, ma dopo aver parlato delle monete CBDC (se le hai perse clicca qui) non ci sorprendiamo più di niente
- Private: sono quelle realizzate e gestite da singole comunità di utenti o ad esempio da aziende private.
Quando sentiamo parlare di Blockchain, pertanto, nella maggior parte dei casi ci si riferisce alle Blockchain pubbliche (Bitcoin, Ethereum sono le più famose), ma quelle del settore privato potrebbero essere altrettanto interessanti in termini di opportunità di business. Quelle permissioned, poi, potrebbero risolverci un bel po’ di grane in termini di burocrazia della pubblica amministrazione.
Uno sguardo al futuro
La domanda ora è: quale tecnologia avrà il sopravvento visto che le blockchain sono diverse le une dalle altre?
All’inizio dell’era mobile, quando cominciavamo a maneggiare i primi cellulari e pagavamo circa 250 lire un SMS da 160 caratteri (e sì, c’erano ancora le lire!) iniziarono a farsi concorrenza i sistemi operativi per mobile.
Ad inizio millennio, poi, apparirono i primi smartphone: Android di Google, Symbian di Nokia, Windows CE di Microsoft, RIM con i Blackberry e IOS della Apple. Alla fine della battaglia commerciale, il mercato fece la sua scelta: IOS e Android.
L’esempio da boomer consente di creare un facile paragone con lo stato delle blockchain oggi esistenti. Ve ne sono diverse realizzate con tecnologia differenti. Quale vincerà la battaglia commerciale?
Questo non possiamo dirlo oggi, ma possiamo esplorare questi universi inquietanti e affascinanti che sono le blockchain. Per farlo dobbiamo metterci in moto e lasciare per il momento il pianeta terra (il web 2.0). Siete pronti a partire?
Cosa abbiamo appreso
- Cos’è una blockchain
- Quante tipologie di blockchain esistono
- Qualche esempio di uso della blockchain
- Twitter: vivo, morto o…X?
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- 5 categorie di guru del web3 …da evitare
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