Innovare o non innovare? Questo è il dilemma
Ok, faccio coming out: è vero, la tecnologia è responsabile della perdita di posti di lavoro e io ne sono vittima e carnefice. Nel 1994 ho acquistato infatti il mio primo rasoio per capelli e mi dichiaro co-responsabile dell'estinzione dei parrucchieri nel mondo. Ma non è tutto. Da quando ho scoperto che cambiare idea è segno di intelligenza artificiale, uso la realtà aumentata per mostrare i muscoli che non ho e cerco invano modi utili per arrivare alla pensione.
In pratica sono un nativo analogico con sensi di inferiorità verso il mondo digitale, ho ricordi confusi del futuro e una mente con la quale convivo in uno stato costante di relazione complicata. Insomma, ho per anni avuto la sensazione di vivere costantemente nel bel mezzo di un brainstorming in cui la mente spesso annunciava: "Cabin crew, please, prepare for landing".
Tutto questo fin quando mi sono reso conto che innovare non significa per forza inventare, né per forza distruggere (nel senso di essere disruptive). Innovare per l'80% significa governare: idee, processi, prodotti, servizi.