Cesare, il popolo chiede sesterzi
05/09/2023Mamma, ho perso la password
19/09/2023In un trapassato remoto, grazie al baratto, potevamo scambiarci un pollo con una damigiana di olio. Io davo a te uno dei miei polli allevati a terra e tu davi a me, occhio e croce, l’equivalente in damigiane dell’olio che avevi prodotto nel tuo frantoio. Facendo una media del pollo e dell’olio, entrambi avevamo mangiato mezzo pollo condito con una parte della mezza damigiana d’olio.
Un terzo (in)comodo
Quando le monete si posero tra me e te (se hai perso il pippotto sulle monete, clicca qui), scoprimmo il modo di scambiare il pollo con del metallo, poi con della carta, e infine con un numero: io do a te un pollo e tu dai a me una manciata di bit digitali che la mia banca contabilizza per me. Quando mi collego alla app della mia banca, vedo che quel pollo si è trasformato in un numero espresso in Euro.
Tra il pollo e il mio conto in banca c’è quindi un mondo fatto di POS, estratti conto, IBAN, Alberto – l’addetto allo sportello della mia banca – e tante altre cose, funzioni e persone. In una parola, la banca è un intermediario tra me e te.
Oggi, quando si parla di finanza decentralizzata, si immagina la vita con il Web 3.0 senza banche e con la possibilità di pagare la vendita del mio pollo con monete che possano essere contabilizzate tramite molteplici registri criptati distribuiti nel web (che chiamiamo Blockchain) anziché un registro unico e gestito da autorità centrali come la mia banca.
Per effettuare questa operazione, tuttavia, abbiamo bisogno di un tipo di moneta che funzioni con le nuove tecnologie. Facile a dirsi, ma quali possiamo usare?
Le monete del futuro
Esclusi per il momento i Sesterzi romani e i Punti Fragola che abbiamo visto nelle puntate precedenti (se li hai persi clicca qui), proviamo quindi a capire come in futuro potranno avvenire le transazioni tra il mio pollo e il tuo olio, o come potrà essere pagato il mio stipendio, o come riscuotere una fattura della vendita del tuo olio.
Per farlo vediamo quali sono le monete presenti e future che ci consentono di fare transazioni (se ve ne sono altre di una certa rilevanza, scrivetelo pure nei commenti).
Le Fiat
Se per molti di noi parlare di FIAT fa venire in mente l’automobile che guidiamo o quella che hanno guidato i nostri genitori, nel mondo della finanza il termine FIAT indica una valuta nazionale emessa da una banca centrale di un governo nazionale. Sono insomma le monete legali all’interno dei rispettivi paesi.
Il termine latino significa “che sia fatto” o “sia fatto” (o… c’è un insegnante di latino in sala?) e il valore è legato in larga parte alla fiducia nei confronti dell’autorità che la emette. Insomma, tutto questo preambolo inutile per dire che l’Euro, il Dollaro, la Sterlina, il Rublo, ecc. sono monete definite FIAT.
Alcune di queste monete, come il Dollaro o l’Euro, godono di una certa stabilità. Altre, per la debolezza economica dei paesi che le emettono, per questioni geopolitiche o altri svariati motivi, possono risultare molto deboli o dal valore molto oscillante.
Nella storia vi sono stati esempi iconici di monete deboli e il cui valore è crollato per effetto di fenomeni di inflazione. Celebre il Marco tedesco che tra il 1914 e il 1923, perse un bilionesimo di valore (neanch’io posso immaginare quanto sia perdere un bilionesimo di valore, più o meno dovrebbe essere 1/1.000.000.000.000).
Nella mente dei fan delle criptovalute, le monete FIAT sono lo sterco del demonio, simbolo di oppressione e origine di cospirazioni varie.
Le monete digitali
Le Criptovalute sono invece le monete virtuali che – come abbiamo visto – si basano su particolari tecnologie. La più famosa criptovaluta è il Bitcoin, poi c’è Ether e un altro migliaio di valute più o meno conosciute. Qui le trovate tutte o quasi tutte (questo pezzo non è sponsorizzato ma il link ha solo valore informativo).
Le criptovalute a loro volta si dividono in:
- Criptovalute supportate dalle proprie blockchain (come Ethereum e Bitcoin) e quindi proprio “native” della blockchain, e le chiamiamo Coin.
- Criptovalute che si appoggiano su blockchain già esistenti, quindi non native ma sviluppate su blockchain terze (e le chiamiamo token).
Nella mente dei detrattori del mondo Crypto, le monete virtuali sono una follia speculativa la cui bolla terminerà a breve. Per i fan delle criptovalute invece sono il futuro.
Stablecoin
Nell’universo delle criptovalute le Stablecoin sono valute digitali che sono ancorate ad una valuta fiat (tipiche le Stablecoin ancorate al valore del dollaro) o al valore di materie prime (come l’oro) oppure ad un’altra criptovaluta (come il Bitcoin).
Sono quindi valute digitali ancorate ad un bene terzo (che sia moneta o materia prima) nate con l’obiettivo di mantenere stabile il valore in modo di recuperare il terzo elemento fondamentale del denaro, ovvero assolvere alla funzione di riserva di valore.
Ma non sempre è così. Infatti le Stablecoin si dividono in:
- Stablecoin che hanno una riserva in valuta fiat (detto collaterale). Sono quelle di cui abbiamo appena parlato. Se mia nonna ha creato la sua criptovaluta (il NonnaCoin) agganciandolo al valore del dollaro (quindi 1 NonnaCoin = 1 dollaro), la riserva creata da mia nonna mi consentirà di convertire in ogni momento il mio NonnaCoin con un dollaro, quando ho bisogno di comprare un gelato.
- Le Stablecoin algoritmiche (e il nome già mi fa paura) sono “stable” di nome ma non sempre di fatto. Non sono agganciate ad una valuta fiat né ad altro bene fisico o digitale, per cui al variare di determinati parametri dell’algoritmo o agli umori speculativi del mercato il valore della Stablecoin algoritmica può variare… anche di molto! In teoria all’aumento o alla diminuzione del valore della criptovaluta interviene l’algoritmo a favorire una maggiore emissione di moneta (e quindi a far scendere il valore) o a favorire la riduzione di emissione di moneta (e far salire il valore della valuta). Questo in teoria, perché in pratica queste Stablecoin algoritmiche hanno conosciuto una forte volatilità e molti dei casi di fallimenti e disastri di aziende del web3 (e non solo) sono partiti da queste criptovalute.
CBDC
Tra il mondo che fu e il mondo che sarà, pare ci sia anche una via di mezzo che sta prendendo piede e sulla quale le banche centrali stanno lavorando: sono le cosiddette CBDC (giusto per chiamarle in modo semplice, ovvero Central Bank Digital Currency) ovvero delle valute virtuali emesse dalle banche centrali con tutti i criteri delle criptovalute.
Le CBDC sono monete digitali garantite proprio dalle banche centrali, quindi dotate delle stesse garanzie della valuta fisica in circolazione nei rispettivi paesi.
Questo particolare fa guadagnare alle CBCD il pezzetto mancante alle criptovalute, ovvero la capacità di conservarne il valore, proprio perché garantite da istituti centrali. Immaginiamo ad esempio un Euro Digitale (o eEuro o iEuro o come diavolo vorranno chiamarlo) emesso dalla Banca Centrale Europea.
Ma perché una Banca Centrale dovrebbe creare una valuta virtuale? Solo per fare concorrenza alle Criptovalute “private”?
In realtà le valute digitali delle Banche Centrali consentono di superare alcuni limiti delle valute FIAT tradizionali e al contempo sfruttare i vantaggi delle Criptovalute. Ad esempio le movimentazioni tra valute Fiat devono passare prima per conti correnti con tempi e costi maggiori rispetto alla rapidità, economicità e sicurezza assicurati dagli scambi che avvengono con le valute digitali. E i vantaggi non riguarderebbero solo i clienti delle banche, ma le banche stesse nelle transazioni interbancarie internazionali.
Inoltre le valute FIAT, a differenza delle valute digitali, non possono essere utilizzate per tutta una serie di altri applicativi digitali (es. gli Smart Contract di cui non parleremo oggi) che invece funzionano nel mondo delle blockchain.
Di contro, le CBCD hanno un difetto rispetto alle altre criptovalute, a sentire molti dei fan del mondo cripto, ovvero non consentono l’anonimato dei possessori e delle transazioni. Sarà per questo che lo yang digitale (la CBCD già emessa dal governo cinese) non sta avendo grande successo?
Per i puristi del crypto-mondo decentralizzato, le CBDC sono il più grande tradimento della religione del Web 3.0, proprio perché viene a mancare la premessa fondamentale: la disintermediazione.
La mia banca è indifferente?
Come abbiamo visto, insomma, nel futuro il sistema bancario potrebbe essere bypassato dalle tecnologie, sebbene proprio le banche potrebbero essere le prime a sfruttare la nuova tecnologia per ottimizzare i propri processi e ridurre i costi.
Per noi comuni mortali si aggiunge una domanda: senza un intermediario come la banca, e dovendo utilizzare le monete anche come riserva di valore, riusciremo ad auto-regolamentarci?
E voi avreste più fiducia nell’Euro, nell’Euro Digitale e nei Bitcoin per ricevere lo stipendio? E tra Bitcoin e Rublo digitale quale scegliereste per incassare il pagamento della fattura del vostro olio?
Se hai perso le puntate precedenti di Tre a Zero clicca qui per iniziare da capo.
Cosa abbiamo appreso
- Il concetto di intermediazione
- La differenza tra monete FIAT e monete virtuali
- Il variegato mondo delle monete virtuali
- Twitter: vivo, morto o…X?
- Il fattore differenziante del Web3. Perdiamo già per Tre a Zero?
- 5 categorie di guru del web3 …da evitare
- Cesare, il popolo chiede sesterzi
- Con il Web 3.0, la mia banca è indifferente?
- Mamma, ho perso la password
- Voglio dirti un segreto: vedo token ovunque
- Ti sblocco una Blockchain
- Guida intergalattica per autostoppisti del web3
- Piccole blockchain crescono
- Acquista un prodotto che non esiste ancora: il web3