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19/09/2023Ti sblocco una Blockchain
08/10/2023Voglio dirti il mio segreto: vedo token ovunque. Non solo quando dormo o sono sveglio: sono ovunque, mi girano intorno, saltano fuori quando visito un sito, nelle app del cellulare, a volte anche in TV. Li vedo, li sento e spesso li tocco. Sono in giro come oggetti normali; loro non sanno di essere token, ma sono dappertutto.
Lo confesso, a me i discorsi sulle valute digitali annoiano da morire. Non sono un trader finanziario e quando trovavo in rete un contenuto dove se ne parlava, cambiavo immediatamente pagina.
Immagina poi seguire tutti i siti, i video, i podcast che si intitolano crypto-vattelapesca. Ecco perché il web 3.0 mi ha fatto a lungo storcere il naso. Cosa potrà mai interessare ad un professionista, ad un imprenditore o ad un manager d’azienda “giocare” con le monete digitali?
Ammetto, l’ho pensato… fino a quando non ho conosciuto i token.
I token nella vita reale
Immagina un gettone, proprio come quello che una volta si usava nelle cabine telefoniche. Anzi, non “come”… quello era proprio un token!
Chi ha una certa età ne avrà usati migliaia per parlare con la fidanzatina o con gli amici lontano da orecchie indiscrete. Per chi non ne ha mai visto uno, posso dire che un gettone ha avuto valore (pari a 200 lire dell’epoca, ma vado a memoria) fin quando sono esistite le cabine telefoniche. Oggi sono per lo più pezzi da collezione di scarso interesse.
Quelli tuttavia non sono i soli gettoni che abbiamo mai utilizzato. Ne usiamo ancora oggi: i Punti Fragola dell’Esselunga, le fish del casinò, le miglia di una compagnia aerea, i buoni pasto Edenred, i minuti o gli SMS del tuo contratto telefonico, e tanti altri oggetti virtuali o reali attorno a te sono tutti token che già ti ronzano intorno quotidianamente. Non li chiamiamo token, eppure gli diamo un valore economico se usati in determinati contesti.
Come per le monete, il contesto è importante (se hai perso il pippotto sui contesti dove poter usare le monete, clicca qui): le fish hanno un enorme valore in un casinò ma se esco dall’edificio delle slot machine e provo a pagare il fruttivendolo di fronte casa con un dischetto di plastica, con molta probabilità il fruttivendolo mi manderà a quel paese.
Se in pausa pranzo vado al bar che non accetta ticket restaurant e cercherò di pagare con dei buoni pasto, alla cassa il barista mi inviterà gentilmente ad usare gli euro, perché quel token (il buono pasto) lì è fuori contesto.
Addirittura i soldi del Monopoli potrebbero essere considerati token, nell’ambito del gioco, se gli dessimo un valore economico, magari anche da poter convertire in euro e riscattare a fine partita.
Volendo sostituirmi ad un’enciclopedia, proverei a definire un token nella vita reale come una sorta di gettone materiale o virtuale, emesso per un uso specifico da un ente pubblico o privato, che assume valore all’interno della comunità o del contesto che ne fa uso.
I token nel web 3.0
Nel web 3.0 le cose non cambiano di molto dal punto di vista concettuale. Un token è una sorta di gettone digitale (questa volta solo digitale), emesso per un uso specifico da un ente pubblico o privato (per il momento mi sentirei di dire soprattutto da privati) che assume valore all’interno della community o del contesto che ne fa uso.
Particolarità non indifferente di questi token del web3 rispetto a quelli reali o digitali del web2 è che nascono e vengono contabilizzati mediante registri distribuiti in rete creati mediante una particolare tecnologia che li rende sicuri, inattaccabili e impossibili da falsificare (le cosiddette blockchain).
I token fungibili
In qualità di gettoni digitali, i token possono essere sostituibili l’uno con l’altro e allora li definiremo “fungibili”.
Così come nella vita reale, un Punto Fragola vale quanto un altro punto fragola nel programma di Loyalty dell’Esselunga (perché il mio interesse non è di collezionare “quel” determinato punto, ma un punto sostituibile con qualsiasi altro per la mia raccolta), nel web3 un token non fungibile può essere sostituito da un altro gettone dello stesso tipo.
L’uso specifico che ne viene fatto ci aiuta a classificarli. Ne abbiamo infatti di diversi tipi.
Utility token
Sono gettoni fungibili emessi da un soggetto (es. una piattaforma, una società, ecc) per consentire l’accesso ad un prodotto, ad un servizio o a specifiche funzioni di un tool digitale.
Basterebbe questo per farci immaginare i mille modi con i quali poterli utilizzare: ad esempio per gestire le commissioni di transazione nei pagamenti, come veri e propri coupon, per consentire il voto elettronico, o per riprodurre tutti gli esempi fatti poco fa sull’utilizzo dei token nella vita reale, ma gestiti questa volta in digitale web3. La precisazione “web 3” è necessaria in questo caso perché non stiamo solo digitalizzando dei gettoni, dei biglietti, dei coupon ecc, ma li stiamo gestendo con quella particolare tecnologia di cui sopra (la blockchain).
Equity token
Di tutt’altro uso, ma non minore interesse, sono gli Equity token che rappresentano una parte della proprietà dell’organizzazione che li emette.
E’ un po’ come acquistare le azioni di un’azienda, con la differenza che le quote azionarie tradizionali sono registrate tramite un certificato di carta e inserite in un database, mentre gli equity token sono registrati su blockchain. Allo stesso modo delle azioni, consentono la partecipazione diretta e il voto all’interno di un’azienda.
Security token
Sono token che rappresentano prodotti finanziari. Sono usati principalmente per stipulare contratti finanziari o prodotti di investimento. Questi, come gli equity token, hanno avuto (e hanno tuttora) bisogno di una regolamentazione legislativa per via del particolare uso che se ne fa.
Commodity token
Sono token fungibili il cui valore è collegato a un tipo di asset noto come “commodity”, e di commodity ne abbiamo tante in giro: il sacco di caffè in arrivo dalla piantagione di Carmencita che vive in Brasile, il legno con cui è fatta la capanna dello zio Tom, la farina con la quale Nonna Papera prepara le torte, sono tutte Commodity.
I token non fungibili (o NFT)
I token possono essere anche non fungibili, ovvero rappresentare un bene, un valore, un asset (sia digitale che fisico) non sostituibile con un altro.
Gli NFT (Non fungible tokens) vengono utilizzati per rappresentare la proprietà di oggetti specifici, indivisibili e che possiedono un’identità distinta.
Finora se n’è fatto un ampio uso nell’ambito dell’arte digitale o della fotografia, o per vendere prodotti digitali dei più bizzarri. In formato NFT, infatti, è stato venduto il primo tweet della storia dall’ex CEO di Twitter Jack Dorsey per la cifra astronomica di 2,9 milioni di dollari. Ma in giro troverete anche NFT raffiguranti immagini di gattini inutilmente cari.
Nella vita reale un quadro dipinto da Picasso in persona non è sostituibile con lo stesso quadro dipinto da me, per quanto bravo io possa essere ad imitare il dipinto originale. E come facciamo ad essere certi che il quadro di Picasso sia davvero di Picasso?
Avremmo bisogno di un esperto, di un notaio, dei Carabinieri, della Guardia di Finanza, quantomeno dovremmo chiamare Vittorio Sgarbi in aiuto e chissà di quante altre figure professionali, carte intestate, bolle papali o chiusure in ceralacca avremmo necessità per accertare l’originalità del quadro.
Con il web3 è la tecnologia a dirci inequivocabilmente, imprescindibilmente, immutabilmente, inattaccabilmente, inhackerabilmente quale dei quadri è l’originale perché il certificato di autenticità dell’opera è immodificabile.
E’ un passaggio chiave questo perché apre lo scenario a innumerevoli opportunità. E questo grazie a quei registri distribuiti nel web di cui sopra.
Uno sguardo al futuro
Nel web3, come nella vita reale, quindi, vi sono numerosi token dai più disparati usi.
Molte nazioni si stanno organizzando per regolamentarli perché in un futuro non troppo lontano potranno diventare elementi chiave in innumerevoli business, anche oltre ciò che possiamo solo oggi immaginare.
Tutto questo però ha bisogno di un elemento fondamentale del quale non possiamo più rimandare un chiarimento: la blockchain. Siamo pronti ora a sapere cos’è e come funziona?
Cosa abbiamo appreso
- Cosa sono i token nella vita reale e nel web 3.0
- Che differenza c’è tra token fungibili e non fungibili
- Qualche esempio di token esistente nel web 3
- Twitter: vivo, morto o…X?
- Il fattore differenziante del Web3. Perdiamo già per Tre a Zero?
- 5 categorie di guru del web3 …da evitare
- Cesare, il popolo chiede sesterzi
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