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29/08/2023SI parla sempre di Web 3.0, ma qual è il fattore differenziante rispetto al Web 1.0 e al web 2.0? Scopriamolo assieme percorrendo insieme le tappe del web.
Io lo ricordo ancora il rumore del modem, quell’apparecchio infernale che mi collegava ad Internet negli anni ‘90. Era un suono stridente da girone dantesco, dove le anime dell’inferno analogico entravano nel purgatorio del web. Prometteva pianto e stridore di denti di una linea lenta e instabile. Eppure, avevo conosciuto il Commodore 64 a sufficienza per dire che quella del web sarebbe stata una rivoluzione.
Oggi sono certo che chi ha vissuto, come me, quel periodo lo rimpiange: ah come si era felici, ah come si viveva spensierati quando non c’erano i social network, l’informazione viaggiava sui tempi lenti della carta stampata, ci si dava appuntamento usando il telefono fisso e… sì, esatto, eravamo giovani.
Ė tutto lì. Visto con gli occhi della giovinezza tutto è bello. Anche mio nonno lo diceva, e lui si riferiva ai tempi di guerra, alla resistenza …alla giovinezza.
La vita bucolica del Web 1.0
Chi, come me, lavava i panni nelle onde della rete dove un giorno ci saremmo trovati a navigare, veniva visto come un tipo alquanto bislacco. Il primo sito lo avevo visto fare nel 1995 e nel 1997 avevo già creato il mio. Qualche pensiero, una foto, una email per essere contattato. Eppure, nessuno capiva, forse nemmeno io, perché lo facevamo.
Noi non lo sapevamo, ma quello era il web 1.0. Nessuno lo chiama così, o almeno nessuno ci aveva avvertito che eravamo alla prima di una lunga serie di web. Anzi, potremmo dire che nessuno gli dava proprio una definizione.
Ricordo che il primo articolo scritto per il web lo avevo intitolato “perché un sito internet?”. Gli amici mi prendevano in giro. Mettere una foto in internet poteva significare essere tacciati di megalomania, estremismo digitale, narcisismo acuto. E perché lo facevo? Non avevo tutte le risposte, ma ricordo di aver terminato l’articolo con una frase che oggi suona profetica “tra 10 anni, quando tutti ne avranno uno, si capirà“.
Ma come vivevano gli antichi in quella società bucolica agli esordi di internet?
Siamo nella metà degli anni ‘90. Io, che indossavo lunghi capelli ricci, creavo la mia pagina web. Lo facevo con fatica e sudore, perché il dio di internet aveva deciso così: partorirai siti internet con dolore e solo se conosci l’HTML, poi vi scriverai i tuoi pensieri con pianto e sudore della fronte.
Nessuno poteva trovarti agevolmente perché i motori di ricerca non c’erano, o meglio c’erano lunghe liste chiamate Directory che erano un po’ come l’elenco del telefono di quei tempi (se non hai mai visto un elenco del telefono sei giovane, beato te!). Dall’altra parte della rete, tu potevi trovare il mio sito (più probabilmente te lo avrei segnalato io) e leggere i contenuti senza avere la possibilità di commentare. Poi avresti spento il PC, saresti uscito di casa, ti saresti fermato ad una cabina telefonica, mi avresti chiamato e insultato telefonicamente per quanto avevo scritto.
Finiti i gettoni, saresti andato al supermercato a fare spesa, poi in agenzia viaggi per comprare un biglietto del treno per partire nel weekend, e infine al negozio di elettronica perché avevi intenzione di cambiare la tua vecchia televisore.
L’età moderna: il Web 2.0
Gli anni passano e arriva l’era dei social network, dell’eCommerce, dello streaming, dell’interazione, e io nemmeno mi rendo conto di essere diventato adulto a tal punto da essere con il web 2.0 fino al collo.
Nel Web 2.0 – a millennio già iniziato da un po’ – lo stesso contenuto degli anni ‘90, posso scriverlo più agevolmente grazie a WordPress, per poi postarlo sulla mia pagina Facebook.
Tu puoi leggere il mio post di Facebook, puoi insultarmi comodamente seduto al PC tramite la funzione di commento al post, poi puoi cambiare sito e andare su quello dell’Esselunga per fare la spesa online, pagando con carta di credito.
Mentre scegli i prodotti a carrello sul retail online, puoi acquistare un ticket sul sito Trenitalia pagando con PayPal, mentre inserisci – nella lista “Salva per dopo” del sito Amazon – i modelli di TV che gli altri utenti hanno votato di più.
Finite le tue attività online puoi ora alzarti dalla sedia e scegliere di uscire a fare sport o restare seduto in poltrona (ma ti avverto che il tuo medico non sarà d’accordo con la seconda decisione, almeno che tu non abbia già sostituito il tuo medico di base con Google).
Insomma, il Web 2 diventa partecipazione. Chi negli anni ‘90 mi prendeva in giro per aver pubblicato la mia foto sul sito, mostra oggi su Facebook le immagini dei figli come trofei, balla su TikTok senza vergogna o è su Instagram con le tette al vento. Direbbe Guccini in una sua celeberrima canzone: “bisogna saper scegliere in tempo, non arrivarci per contrarietà: tu giri adesso con le tette al vento, io ci giravo già vent’ anni fa!”.
La serie 3: la decentralizzazione
E ora? Prendiamo la macchina del tempo e planiamo in una realtà futura indefinitamente lontana dove gli uomini vivono nel Web3.0.
Partiamo dal fatto che potresti non avere né PayPal né la carta di credito (almeno nelle forme che conosciamo oggi). Ciò che comprerai lo pagherai mediante un tuo portafoglio virtuale (che per comodità chiameremo Wallet) dove custodirai le tue monete virtuali (come Bitcoin, Ether ecc. che chiameremo Criptovalute).
Ma ti avverto: nell’idea di Web3 dei puristi avremo solo monete virtuali perché l’idea è di eliminare gli intermediari come le banche.
La caratteristica distintiva del Web3
Mentre siamo qui a discutere di quisquilie, di Twitter che diventa X e compagnia cantante, mi coglie un déjà-vu, come una sincope di mezza estate. Siamo già nel web 3.0! In realtà non è che ci siamo proprio, è che lo vediamo arrivare!
Anzi non tutti. Perché, a sentire alcuni esperti, si tratta della più grande bolla del secolo e, a sentirne altri, si tratta del futuro più entusiasmante che ci sia.
Quindi qual è la caratteristica distintiva del Web3? Un concetto sembra emergere in modo preponderante: è il concetto di decentralizzazione, ovvero il pieno controllo dei propri dati e delle informazioni, senza alcuna forma di intermediazione. E’ probabilmente questa la chiave di lettura da utilizzare per distinguere cos’è e cosa sarà il web 3.0 da tutto quello che è a latere, a corollario o che già stiamo usando e vivendo nel web 2.0.
Una promessa forte che – vista da utente – può eccitare gli animi di chi ci tiene alla privacy odi chi preferisce un web con meno concentrazione di operatori forti.
Ma dal punto di vista di chi fa business l’ecosistema in cui opera potrebbe essere stravolto. Come funzionerà la prossima generazione di commercio elettronico? E le nuove piattaforme? Con che monete ci pagheranno? Come funzionano i social decentralizzati? Come funzionerà la pubblicità nel mondo nuovo? Posso rendere gli utenti co-proprietari dei miei prodotti?
(Se hai altre domande, condividiamole pure)
Cosa abbiamo appreso
- Dall’inizio degli anni ’90 del secolo scorso ad oggi internet non è lo stesso
- Vengono identificate almeno tre periodi di internet: Web 1.0, Web 2.0 (l’attuale), Web 3.0
- Non è ancora una definizione univoca e concorde per definire il Web 3.0, ma il concetto di decentralizzazione sarà decisivo
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